L’opera e il suo sommario:
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sommario. A’
leggitori (pp. 3-6); Avvertimenti gramaticali spettanti alla lingua
toscana. I capiversi di lettere maggiori fanno alfabeto, gli altri sono
come paragrafi della voce precedente (pp. 7-128).
l’opera. Questo libro dalle
dimensioni estremamente ridotte ebbe un’intensa circolazione, essendo
soprattutto legato all’uso scolastico, fino ai primi dell’Ottocento. La sua
situazione editoriale è a tal punto intricata che nel pubblicare l’edizione
in nostro possesso, priva peraltro di nome di autore, è stata tracciata una
sorta di storia editoriale anteriore dell’opera (pp. 4-5). La prima edizione,
firmata da Pietro Sforza Pallavicino, fu “in Roma fin dall’anno 1661,
presso il Varese dal P. Francesco Rainaldi”; seguirono: un’edizione a
Perugia nel 1674 (“per gli Eredi di Sebastiano Zecchini”); una a Padova,
stampata da Giovanni Manfrè, nel 1717, per opera di Jacopo Facciolati; una
ancora a Modena, per Bartolomeo Soliani, nel 1722. Il vocabolario venne poi
stampato in appendice all’Ortografia
moderna del Facciolati a Padova da Giovanni Manfrè nel 1727, “dalla
quale Ortografia con lo stess’ordine d’alfabeto, e dal sopraccitato
Libretto dell’edizione di Padova” sono stati “in tutto fedelmente estratti
questi Avvertimenti Gramaticali, che sono del celebratissimo Sig. Cardinale
Sforza Pallavicino, giusta il medesimo Sig. Facciolati nella suddetta Ortografia
a chi legge, con aggiungere loro anche la declinazione de’ Verbi più
difficili, cavata dal Bembo, dal Cinonio, dal Buommattei, e da altri
celebri Scrittori”. Questo volume diventa, dopo i diversi passaggi
editoriali, cosa ben diversa dalla trattazione grammaticale dello Sforza
Pallavicino, la cui fortuna tocca l’Ottocento (se ne pubblica ancora
un’edizione nel 1830 a Torino, per Giacinto Marietti), mentre riprende
esattamente gli Avvertimenti allegati dal Facciolati alla sua Ortografia
moderna.
Il manualetto è più un glossario
grammaticale che un vocabolario vero e proprio: i lemmi sono soprattutto
verbi considerati di difficile coniugazione (“Abborrire forma per prima voce Abborro, ed Abborrisco”; “Accendere ha per preterito
indeterminato Accesi, accendesti,
accese. Plur. Accendemmo,
accendeste, accesero. / Accesimo,
in luogo di Accendemmo è voce
barbara”). Si segnala in particolare l’attenzione alle esigenze scolastiche
in questo antico “tascabile”.
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